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Alto Chiascio, i dati sul lavoro sono sempre più allarmanti

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Il lavoro che non c’è. E quello che viene perso, come testimoniano i dati impietosi dell’ultimo decennio: sono 2.500 i posti persi nel comprensorio dell’Alto Chiascio. Dati negativi impressionanti che confermano un disagio sociale crescente. Ci sono drammatiche vertenze aperte sul territorio, ricordando la lunghissima drammatica vicenda della ex Merloni dove lavoravano 1.700 persone ormai quasi tutte fuori dal ciclo produttivo. E ancora le drammatiche situazioni attorno a Banca Etruria. Su queste vicende sempre più allarmanti ha riflettuto la Cgil in un incontro a Gubbio.

“Le nostre sedi di Gubbio, Gualdo Tadino, Città di Castello e Umbertide – hanno spiegato i rappresentanti del sindacato – sono stati avamposti di una guerra andata avanti per 10 anni. Non solo cassa integrazione, pensioni e assegni di disoccupazione, ma richieste di aiuto di persone sopra i 55 anni espulse dal mondo del lavoro, di giovani precari con partite Iva, di lavoratrici lasciate a casa dopo un cambio di appalto”. La Camera del Lavoro sollecita la creazione di occupazione attraverso due assi strategici: le infrastrutture per lo sviluppo del territorio e la creazione di un polo di ricerca e sviluppo di tecniche e materiali da costruzione.

“Creare nuove attività – è stato rimarcato -, valorizzare competenze e conoscenze, coniugandole a diritti e qualità, come è stato fatto nell’esperienza della Sartoria Eugubina, nata da un’idea diversa di rapporto tra capitale e lavoro, è la strada da seguire costruendo occasioni di partecipazione dei lavoratori a partire da quelli organizzati dentro il sindacato”.