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Lei rifiuta di tornare insieme, lui la violenta al parco di Coppo: ufficializzate le motivazioni della condanna

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Il parco di Coppo sul monte Ingino

In sette pagine di motivazioni il giudice Valerio D’Andria del tribunale di Perugia spiega nei dettagli – riferisce il Messaggero – la condanna a due anni e sei mesi, oltre al risarcimento provvisionale di 8.000 euro alla vittima e le spese legali aggiungendo all’interdizione perpetua o a tempo parziale nei settori pubblici, nei confronti di un ventiduenne operaio romeno che nell’ottobre 2017 ha violentato brutalmente una ragazza di Gubbio allora minorenne, alla quale era legato da una precedente relazione sentimentale.

Lui l’aveva invitata a un incontro per chiarirsi, confidando di poter riallacciare quel rapporto, e appartandosi al parco di Coppo sul monte Ingino l’ha dapprima baciata in bocca e sul collo nonostante il suo rifiuto, fino a costringerla a un rapporto sessuale completo mentre lei cercava invano di liberarsi. Si è poi scusato nei giorni seguenti con una serie di messaggi al telefono. Lei preferendo voltare pagina non ha mai pensato di tornare con quel ragazzo, al quale aveva chiesto di non riferire cose sul proprio conto. Lui l’ha convinta con insistenza a rivedersi per chiarirsi e provare a superare i contrasti. Evidentemente però le intenzioni erano altre e la situazione è degenerata.

Quell’incontro è infatti finito nel modo peggiore e le ha lasciato un segno di profonda inquietudine. Non è stato facile assorbire la vicenda e trovare il modo di reagire. Ci ha pensato e non ha rimosso quei momenti da incubi passati in sua compagnia. La ragazza, duramente provata, si è confidata dapprima con due amici e poi con un insegnante che a scuola ha avvertito il preside per arrivare alla decisione di informare la madre e quindi i carabinieri. Una questione d’onore e dignità, non certo una vendetta. Da qui sono scattati la denuncia e il processo, con l’assistenza legale di Tiziana Zeppa, in cui la ragazza è stata ascoltata in incidente probatorio, fino alla sentenza di condanna in primo grado, con rito abbreviato come richiesto dall’imputato, emessa l’11 novembre scorso sugli elementi portati del pubblico ministero Laura Reale.

Il giovane, difeso dall’avvocato Ubaldo Minelli, ha sostenuto come il rapporto sessuale fosse stato consenziente e che quel loro rapporto non era finito. Gli sono state concesse le attenuanti generiche “prevalenti sull’aggravante del rapporto sentimentale precedente, per la giovane età e la ridotta intensità del dolo dovuta a superficialità e immaturità”. La difesa è pronta al ricorso in appello, che si terrà nei prossimi mesi.