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Parcheggio del Teatro Romano, ricorso al Tar contro il parcometro tutta la settimana. Previste manifestazioni di protesta

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Il parcheggio del Teatro Romano

Il tormentone sul parcheggio nell’area archeologica del Teatro Romano continua. Almeno per ora, resterà a pagamento tutta la settimana, dalle ore 8 alle 24, nonostante le pressioni infinite di 23 attività commerciali e professionali della zona che si sono rivolte all’avvocato Mario Bruto Gaggioli Santini. È stato presentato un ricorso di 16 pagine al Tar dell’Umbria, oltre a un esposto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avviando una raccolta di firme (un migliaio) e coinvolgendo la Soprintendenza che non avrebbe ricevuto dal Comune alcuna richiesta di parcometri nell’area archeologica. Si preparano anche manifestazioni di protesta.

La Giunta Stirati stava pensando di riportare quel parcheggio con il parcometro attivo solo nei festivi e prefestivi, e per questo ha chiesto un parere al dirigente del servizio finanziario Daniela Franceschetti e al responsabile della polizia municipale Elisa Floridi. In mezzo c’è la Sis di Corciano che gestisce i 735 parcheggi a pagamento e che si è aggiudicata l’appalto a certe condizioni poi mutate nel tempo, dalla sbarra ancora inattiva in piazza Quaranta Martiri all’area appunto del Teatro Romano, fino alla mappa dei parcometri che erano previsti tutta la settimana in un tratto di via Campo di Marte e zone limitrofe a San Pietro.

Dopo le proteste dei residenti e commercianti a San Pietro, il sindaco e il vicesindaco Alessia Tasso hanno cambiato strategia concedendo il parcometro nei festivi e prefestivi, per poi far diventare permanente tutti i giorni quello al Teatro Romano.

Franceschetti si è chiamata fuori, ritenendo il parere “non dovuto per quanto di competenza in ordine alla regolarità contabile del provvedimento”, mentre Floridi ha espresso “parere negativo in quanto si vorrebbe procedere a una modifica contrattuale senza che ciò sia sorretto da adeguata motivazione. La carenza di motivazione rende la discrezionalità – scrive Floridi – che intende esercitare il Comune in ordine al contratto di cui trattasi, un mero reclamare a sé l’esercizio della funzione amministrativa, rischiando di far ricadere l’atto nei gravi vizi dello stesso”.