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Si riapre il dibattito sulle “cucce” del canile di Ferratelle: la nota di “Animal Mind”

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Torna alla ribalta la vicenda delle “cucce” del Canile di Ferratelle, già ampiamente dibattuta nei mesi scorsi e non senza polemiche. Con una nota a firma di Ernesta Cambiotti, presidente dell’associazione “Animal mind” impegnata nell’attività di volontariato, la questione viene posta all’attenzione del territorio rimarcando la situazione di disagio con cui gli ospiti a quattro zampe del canile si vedono loro malgrado costretti a convivere. “Dopo le polemiche, con toni troppo aspri e, forse, oltre il limite dell’educazione civile, riemergono quelle “cucce rifiutate” dall’attuale gestore del Canile Rifugio di Ferratelle. Nella prima puntata le “cucce della discordia” erano totalmente inadeguate per forma e materiale, tant’è che, attualmente, risultano distrutte e inutilizzabili. Cosa diversa, quelle della seconda puntata, quelle che vennero rifiutate, che dicono essere in legno e con il tetto piatto, in linea con quelle utilizzate e utilizzabili all’interno dei box. Il sindaco Filippo Mario Stirati, sollecitato a prendere posizione sulla questione, quando venne chiamato in causa mesi or sono non avrebbe mai immaginato gli sviluppi delle polemiche intorno al Canile Rifugio di Ferratelle. Certo è che, tra le tante difficoltà che un sindaco deve affrontare ogni giorno, la “tegola” del binomio canile-cucce è proprio una “scocciatura” inaspettata!”.

CANILI MAL GESTITI. “In tutto il territorio nazionale – prosegue la nota – i canili sono la spina nel fianco delle Amministrazioni. La legge 281/91, doveva risolvere la piaga del randagismo. Invece, si è ottenuto l’esatto contrario: a distanza di poco meno di trenta anni, non solo non abbiamo la diminuzione del numero dei randagi, specie in alcune zone del nostro paese come sud e isole, ma abbiamo anche canili pieni che, in alcuni casi, sono dei veri e propri lager, che peraltro diventano fonte di guadagno per imprese e associazioni (evidentemente qualcuna protezionista, di facciata). La situazione è così insostenibile che tanti privati cittadini si dedicano ogni giorno a “salvare” cani, ma anche gatti, e anche in questo caso troviamo diverse “sfumature” di coinvolgimento, che chiameremo “emotivo”. É chiaro che ci sono delle “pecche” e vuoti normativi ed è necessario un intervento urgente e definitivo da parte del legislatore”.