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Parla Ubaldo Corazzi: “Tra Stirati e il Pd l’ombra dell’accordo di potere”

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L'ex sindaco Ubaldo Corazzi

Ubaldo Corazzi è stato sindaco di Gubbio per una legislatura, dal 1997 al 2001. Da allora non è stato più attivo sui banchi della politica locale, ma rimane comunque un attento osservatore delle dinamiche amministrative cittadine. Ecco le sue impressioni a poche settimane dal via della campagna elettorale che porterà alle elezioni del maggio 2019.

Professor Corazzi, dove sta andando la città?
“Il dopoguerra non aveva conosciuto una crisi economica come questa ed è complicato progettare il futuro. È rituale parlare di asse turismo-ambiente-cultura se le azioni non si ispirano a metodi innovativi. La tradizione senza l’innovazione non produce effetti di crescita. Gubbio ha criticità che pesano, si pensi ai debiti della Gubbio Cultura, la discarica, al fallimento dei Puc di San Pietro e dell’ex ospedale che avrebbero potuto far fare un salto di qualità e invece sono stati concettualmente sbagliati. Il parcheggio di San Pietro è un ecomostro che Goracci ha regalato alla città. Infine, aver circondato la città da un numero abnorme di centri commerciali ha ridotto la capacità attrattiva del centro storico che è sempre più desertificato. Sono state fatte scelte urbanistiche sbagliate, purtroppo irreparabili che rimarranno nelle storia. Mi meraviglia e amareggia il silenzio della città”.

Quali sono le risorse e i limiti?
“Ho sempre pensato che il perno di un sistema locale di sviluppo siano gli attori. Si ricorderà che durante il mio mandato avevo stretto contatti con imprenditori non eugubini che avrebbero investito, ma questi contatti sono stati lasciati cadere e gli investimenti sono andati altrove. Faccio questo esempio per parlare di quel grave limite che è la supponenza cui si lega inscindibilmente la diffidenza verso tutto e tutti. Questo ha pesato come un macigno sulle possibilità espansive. Alla politica e ai dirigenti si richiede il pensiero strategico che spesso fa a pugni con la ricerca immediata del consenso”.

Conosce bene Stirati avendolo peraltro avuto come vice nel mandato dal 1997 al 2001: la sua valutazione sull’operato?
“Ha fatto buone cose nella cultura con il valido supporto del professor Ancillotti. In altri settori, a partire dall’urbanistica, i risultati appaiono meno soddisfacenti. All’inizio avrebbe dovuto operare un’attenta ricognizione sulla situazione finanziaria del Comune: avrebbe subito scoperto i debiti della Gubbio Cultura, il cui risanamento ha sottratto risorse a progetti di più ampio respiro. Sarà comunque decisivo, come sempre, il giudizio degli abitanti delle frazioni che sono la maggioranza del corpo elettorale”.

Pensa che l’accordo tra Stirati e il PD per il 2019 sia cosa fatta?
“La mia preoccupazione è che un patto tra la maggioranza di Stirati e il Pd sia letta dagli elettori come un puro accordo di potere. Non è facile per entrambi motivare un accordo dopo cinque anni vissuti su fronti opposti”.

Riusciranno i 5 Stelle e la Lega a cavalcare alle elezioni Comunali il successo ottenuto alle politiche di marzo?
“Molto dipenderà dalla qualità delle candidature a sindaco e dalle prove dell’attuale governo”.

Pensa che il ritorno di Goracci sia più una certezza o una minaccia?
“Nè l’uno nè l’altro caso sarebbe una gran fortuna poiché giudico il decennio del governo Goracci come una gelata tardiva per un albero da frutto. Ho sempre pensato che la grandezza di un protagonista della vita politica si vede anche dal modo con cui esce di scena”.

Cosa può succedere l’anno prossimo?
“Temo che anche a Gubbio possa realizzarsi un’intesa tra Lega e 5 Stelle al secondo turno”.

Lei è stato l’artefice dell’ospedale di Branca: cosa pensa della vicenda del laboratorio analisi e delle prospettive sulla rete dell’emergenza?
“Che tre ospedali nel raggio di 60 chilometri non possano sopravvivere lo avevano capito anche i sindaci dell’Usl Alta Umbria, nata dall’unione tra l’Alto Tevere e l’Alto Chiascio con Gualdo che preferì andare con Foligno. Venne stabilito che sarebbero rimasti un ospedale nell’Alto Chiascio e uno nell’Alto Tevere. Mi pare che oltre Tevere i patti non siano stati rispettati e ignoro quanto si sia attivato Goracci per scongiurare il rischio, derivante dalla mancata osservanza degli accordi, di un possibile depotenziamento del nostro ospedale. Durante il suo primo mandato, quando siedevo sui banchi dell’opposizione, non ho mai sentito da Goracci comunicazioni al riguardo. Quando leggo dell’assessore regionale alla sanità Luca Barberini che assegna oggi a Umbertide una funzione strategica, capisco i motivi del declassamento di Gubbio, come mostra la vicenda del laboratorio analisi, nonostante Gubbio abbia i numeri migliori dell’intera Usl. Bisogna attenersi a criteri oggettivi, altrimenti si fanno scelte arbitrarie di fronte alle quali la città dovrebbe unirsi in una protesta unitaria permanente fino all’approvazione di una nuova delibera che corregga l’errore. Rimango convinto che con l’ospedale di Branca eugubini e gualdesi abbiano dato una grande prova di maturità e di lungimiranza”.

Questo articolo è stato ripreso dal numero 98 di 15Giorni.