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Politiche familiari, l’assessore Simona Minelli di nuovo nella bufera. Unica a votare contro una proposta di legge regionale

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L'assessore Simona Minelli

C’è una proposta di legge regionale sulle politiche familiari. Ne ha discusso il Consiglio delle Autonomie Locali dell’Umbria che ha adottato un documento votato favorevolmente da 22 su 23 rappresentanti dei Comuni intervenuti, sia di centrodestra che di centrosinistra. L’unico voto contrario è stato quello di Simona Minelli, assessore ai servizi sociali del Comune di Gubbio in rappresentanza del sindaco Filippo Mario Stirati, che durante la videconferenza non ha preso posizione né ha spiegato agli altri intervenuti le ragioni del dissenso.

Una posizione prettamente ideologica e contro la proposta della Lega. Adesso i consiglieri comunali leghisti Michele Carini, Angelo Baldinelli e Stefano Pascolini sono decisi a battagliare in Consiglio Comunale con un ordine del giorno per chiamare la maggioranza e tutta l’aula a una presa di posizione precisa.

Non è un mistero che l’assessore Simona Minelli continua a rivelarsi – secondo anche molti umori interni alla coalizione del sindaco – l’anello più debole della Giunta Stirati. Il sindaco l’ha sempre difesa, preferendo sacrificare Oderisi Nello Fiorucci al posto della Minelli, come inizialmente si aspettavano talune componenti della stessa maggioranza, per far entrare Rita Cecchetti di Democratici per Gubbio dopo il passaggio dai LeD al Gruppo Misto.

Simona Minelli sta assumendo iniziative ritenute da più parti fortemente ideologizzate senza riscontri né effetti pratici concreti, se non per coltivare una parte di elettorato, soprattutto dell’ultrasinistra, confidando nella prospettiva politica personale, come evidenziano settori del Consiglio Comunale.

Tornando alla legge sulle politiche familiari, lo scorso 9 dicembre la Terza Commissione del Consiglio Regionale ha avviato l’istruttoria sulla proposta di di iniziativa del gruppo Lega concernente riguardante “Ulteriori integrazioni e modificazioni alla Legge 11/2015 (Testo Unico in materia di Sanità e Servizi Sociali)” per quanto riguarda gli aspetti attinenti le politiche per la famiglia. Il 18 dicembre 2020 si è occupato della questione il Consiglio delle Autonomie Locali dellì’Umbria e il 25 febbraio il Consiglio Comunale ha discusso un’interpellanza presentata dai tre consiglieri leghisti con l’assessore Minelli che ha motivato la sua contrarietà alla proposta.

“Come si evince dal verbale – spiega il gruppo consiliare della Lega – la proposta di legge è stata accolta favorevolmente a maggioranza anche da amministratori con orientamento politico diverso dai preponenti e anzi è stato evidenziato come tale proposta sia una buona base su cui iniziare questo percorso che comunque con l’istruttoria si inizierà a valutare articolo per articolo e a fare le necessarie modifiche”.

La Lega eugubina sottolinea che la legge prevede la creazione dell’Agenzia regionale della famiglia, che dovrà monitorare e coordinare tutte le azioni a sostegno delle politiche familiari; il riconoscimento formale e sostanziale del fondamentale ruolo e del lavoro del caregiver familiare; la creazione di sportelli di consulenza e supporto per le famiglie; la valorizzazione dell’associazionismo familiare attraverso un elenco regionale; l’istituzione di un assegno pre-natale a fronteggiare i costi legati alla gravidanza e le spese fondamentali nei primi mesi della vita di un bambino; la promozione della conciliazione dei tempi di cura e lavoro prevedendo incentivi per le iniziative di welfare aziendale; il consolidamento degli interventi a favore delle famiglie monoparentali o di genitori separati o divorziati; l’implementazione della mediazione familiare; l’introduzione del fattore famiglia come strumento per definire, con maggiore equità rispetto all’Isee, le condizioni economiche e sociali delle famiglie che accedono a prestazioni e servizi.

Per la Lega questa legge punta alla “costruzione di un nuovo welfare regionale per affrontare anche le sfide di una società post Covid con il totale superamento dell’assistenzialismo a favore di politiche familiari strutturali che producano effetti sia sulla disoccupazione, che sulla sfida demografica e possano essere decisive nell’affrontare e nel prevenire la povertà e l’esclusione sociale”.