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Sinergia tra gli ospedali di Branca e Perugia, salvate madre e figlia

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Madre e figlia salvate grazie a una straordinaria sinergia all’ospedale Santa Maria della Misericordia che Giulia, incinta di sette mesi, raggiunge dal nosocomio di Branca con un diagnosi terribile: embolia polmonare. Lo riferisce il Messaggero nell’edizione di oggi, martedì 20 dicembre.

A rischio la vita di entrambe nell’aggravamento delle condizioni di salute. La giovane si sente male, il suo respiro è corto e affannoso con l’intervento del 118 e il trasferimento a Branca nel pensare inizialmente a uno stato di ansia. Nel giro di poco tempo i medici capiscono che la situazione è purtroppo molto più grave e decidono di trasferirla al Silvestrini con il ricovero prima nel reparto di ostetricia e ginecologia e poi in terapia intensiva, di fronte al peggioramento dello stato di salute in una corsa contro il tempo. «Ce l’hanno fatta – racconta la mamma di Giulia – dimostrando una sanità di pura eccellenza dove ci sono stati consulti tra professionisti di vari ambiti, si sono mobilitati esperti e si è valutato momento per momento l’azione migliore per riuscire a salvare entrambe con lucidità e al contempo con grande amorevolezza nei confronti di noi familiari»

. La piccola Vittoria è nata, sana e salva insieme alla madre. «Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a questo miracolo – riprende -, sappiamo con certezza che è stato un lavoro corale, di squadra, di eccellenza. Grazie a tutti, dagli Oss agli infermieri, dai medici ai primari. Grazie al reparto di ostetricia e ginecologia di Branca, alla cardiologia e gli anestesisti che hanno subito compreso la delicatezza della situazione e hanno provveduto ad attivare il trasferimento al Silvestrini.

Alla terapia intensiva del Silvestrini che ha coordinato tutti gli interventi, all’ostetricia e ginecologia, alla medicina vascolare, cardiologia e neonatologia, ai medici Giovanna Landi, Ada Vecchiarelli, Federica Piccioni, Cecilia Becattini e Maria Cristina Vedovati, all’infermiera Isabella Pagani».