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Il lungo giorno dei Ceri. Gubbio si fa bella tra storia ed emozioni

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I Ceri si prendono la scena. Gubbio si fa bella tra storia ed emozioni. Il Messaggero nell’edizione umbra di oggi, lunedì 15 maggio, ospita un contributo sulla festa di Valerio De Cesaris, storico dell’età contemporanea, autore di numerose pubblicazioni sul giornalismo cattolico, i rapporti tra Chiesa cattolica e fascismo, la storia del razzismo e dell’antisemitismo, le relazioni tra cattolici ed ebrei in età contemporanea, i fenomeni migratori e la storia dell’immigrazione in Italia. È docente, socio della Sissco (Società italiana per lo studio della storia contemporanea), di cui è stato componente eletto nel direttivo. Ha partecipato a diversi gruppi di ricerca nazionali e internazionali. È socio ordinario dell’Istituto Luigi Sturzo di Roma e membro del comitato direttivo della World History Academy. All’Università per Stranieri di Perugia ha ricoperto diversi ruoli gestionali ed è stato eletto rettore nel 2021.

“Gubbio è addobbata a festa per la storica corsa dei Ceri – scrive De Cesaris -. È uno dei momenti più rappresentativi non solo della città ma dell’intera Umbria non a caso i tre Ceri sono nello stemma della Regione. Questa festa è estremamente importante perché ha a che fare con la tradizione, che è memoria e continuità con le generazioni precedenti, con l’identità e il senso di appartenenza a un popolo; dunque, tocca corde profonde per gli eugubini. Nel senso, ovviamente, di un’identità locale da preservare non nella chiusura e nella contrapposizione agli altri, ma nell’apertura e nel mostrare a tutti la ricchezza di una storia cittadina. Le statue di Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio Abate, sulla sommità degli enormi ceri portati a spalla da giovani eugubini, si sfideranno nella corsa che coinvolge nella preparazione e nello svolgimento l’intera cittadinanza. Non tutti sanno come nacque questa festa plurisecolare. L’origine sarebbe da rintracciare, secondo alcuni studiosi, in un’offerta di cera fatta al vescovo di Gubbio Ubaldo Baldassini, poi santo e patrono della città, da parte delle corporazioni medievali, che hanno in seguito conservato le particolari devozioni originarie (Sant’Ubaldo per i muratori e gli scalpellini, San Giorgio per i commercianti, Sant’Antonio per i contadini). La data stessa della ricorrenza, il 15 maggio, sarebbe legata alla storia di Sant’Ubaldo, morto nella notte tra il 15 e il 16 maggio 1160. Altri individuano la nascita della festa in un’epoca precedente, in un rito precristiano dedicato alla primavera, collegando simbolicamente i ceri agli alberi. Altri infine ritengono che la festa celebri la resistenza eugubina nell’assedio del 1151 e che i ceri siano immagine dei carri usati in battaglia. È comunque nello Statuto di Gubbio del 1338 che si trova la prima traccia della corsa dei Ceri, la quale compare in seguito in altri documenti e cronache, lasciando intravedere una continuità lungo i secoli. Le strutture in legno, tuttora utilizzate, avrebbero sostituito le candele a partire dal XVI secolo. Nella stessa epoca fu costruita la Basilica di Sant’Ubaldo, nel luogo in cui già sorgeva una piccola chiesa dedicata al santo. Al di là delle diverse interpretazioni sulle origini, ciò che è davvero notevole è la longevità della festa, che ha conservato nel tempo le stesse modalità di svolgimento”.