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Centro storico tra degrado e proteste. Stirati: “Interverremo ma i turisti parlano molto bene di Gubbio”

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Filippo Mario Stirati, sindaco di Gubbio

Sindaco Stirati, come valuta le continue esternazioni critiche dei residenti sulla situazione nel centro storico?

“Si tratta di esternazioni legittime, che vanno rispettate e ascoltate. I residenti sono per noi un vero e proprio patrimonio da tutelare: a oggi circa 3.000 persone vivono all’interno delle mura, un numero pari a circa il 10 per cento della popolazione. Si tratta peraltro di una cifra stabile, che non ha presentato variazioni in negativo negli ultimi anni, anzi registriamo soprattutto da parte delle giovani coppie il desiderio di vivere proprio nella parte più antica della città. Il nostro è un centro storico vivo, non musealizzato, vissuto davvero dai suoi residenti, non si tratta di seconde case come avviene in molti altri centri, ma di prime residenze. E’ chiaro però che vivo deve anche significare vivibile, e il lavoro che tutti dobbiamo fare è quello di ricercare una combinazione virtuosa tra residenza, commercio, artigianato, turismo, giovani e attività dei locali: si tratta di un equilibrio difficilissimo da raggiungere, ma al quale tutti dobbiamo necessariamente puntare”.

Si può arginare il degrado che sta prendendo il sopravvento?

“Parlare di degrado mi pare esagerato: basta ascoltare i commenti dei turisti che in queste settimane hanno visitato la nostra città, descrivendola come ordinata, pulita, accogliente. Sicuramente ci sono vie e vicoli che in alcuni momenti vengono trasformati in maniera inaccettabile sul piano del decoro e del rispetto di chi li abita: la situazione dei centri storici è diventata problematica e presenta criticità soprattutto a causa della pandemia, in assenza, per i giovani, di altri locali disponibili dove ritrovarsi e trascorrere le serate. Basta leggere le cronache umbre per rendersi conto che si tratta di un fenomeno certamente non solo eugubino, ma purtroppo esteso a molte altre cittadine e città. Le problematiche legate alla vivibilità, soprattutto nel periodo Covid, si sono aggravate, ma non possiamo di certo pensare che i centri storici possano sostituirsi alle discoteche”.

Sta pensando a provvedimenti mirati?

“Esiste già un quadro di regole definite che sono quelle della normativa nazionale: ad esempio il divieto di disturbo della quiete dopo le ore 24, la musica, sulla quale non abbiamo applicato deroghe, che deve terminare entro le 24 e anche prima rientrare in un range di rispetto di decibel, la normativa che riguarda gli alcolici, incluso il divieto di somministrazione ai minori. A più riprese abbiamo sollecitato i gestori dei locali al rispetto di tali regole: chi gestisce pub, ristoranti, birrerie ha una grande responsabilità anche nell’educare e nell’orientare la clientela, parlo soprattutto di quei locali che attraggono centinaia di giovani, ai quali abbiamo chiesto anche l’impiego di vigilantes. I nostri vigili urbani fanno già turni di vigilanza, ma a oggi possiamo contare su una pattuglia di vigili e una di carabinieri, quattro persone in tutto: è evidente che le forze in campo sono insufficienti, non a caso da anni chiediamo un Commissariato di Polizia. Controlli e sanzioni sono stati fatti e continueremo a farli, credo però sia fondamentale sottolineare che viviamo un problema che non può essere limitato alle sanzioni del momento, ma che è educativo, sanitario, sociale e culturale. Vogliamo implementare anche la videosorveglianza, con interventi mirati in alcune strade e vicoli critici, e su questo lavoreremo, ma ripeto, parliamo di una situazione che certo non si risolve per decreto, e la cui soluzione mette in campo anzitutto le famiglie di questi ragazzi che fino alle 5 del mattino, anche giovanissimi, disturbano il sonno di chi vive nel centro storico. Siamo anche al lavoro, visto che alcuni pub hanno addirittura esteso l’apertura fino alle 5 del mattino, su interventi che riguardano la limitazione degli orari di apertura. Ricordo che c’è una normativa nazionale, alla quale ovviamente siamo vincolati, che in Italia ha liberalizzato l’orario dei locali, e che ci impedisce qualsiasi ordinanza di chiusura anticipata che non sia contingibile e urgente, motivata da comprovate ragioni e valevole solo per un periodo temporale e spaziale rigidamente limitato per ragioni di salute e sicurezza. E lavoriamo all’ipotesi di mettere dei limiti alla somministrazione e consumo degli alcolici all’aperto”.

Ritiene opportuna l’ipotesi di un comitato al quale stanno pensando diversi residenti?

“Se vogliamo trovare la sintesi occorre che tutti i vari portatori di interesse siano coinvolti: la questione degli schiamazzi notturni e della mancanza di rispetto dei luoghi è un problema apertissimo, che ci chiama ad un percorso comune di civismo e responsabilità: non possiamo muoverci soltanto tra provvedimenti contingenti ed eventuali ordinanze, più che a un comitato credo che occorra pensare alla stipula di un vero e proprio patto che coinvolga non solo i residenti, ma tutti i soggetti in campo, quindi residenti, gestori dei locali e giovani. Su questo lavoreremo da subito per preparare al meglio la prossima stagione e affrontare sin da oggi questioni che, non smetterò mai di ripeterlo, non sono solo legate agli schiamazzi notturni ma sono questioni educative, sanitarie, sociali e culturali, sulle quali è quanto mai urgente fermarsi a riflettere, e che coinvolgono, in termini di ruoli e responsabilità, non solo le istituzioni, ma le famiglie, la scuola, il mondo sanitario, la chiesa, le associazioni”.