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Stirati accerchiato dai personalismi e per aver tenuto Simona Minelli in giunta

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La residenza municipale

Cosa c’è dietro la crisi politica del governo Stirati? Il sindaco fa bene a ricordare che dalla maggioranza non scappa nessuno (al massimo si dimettono preferendo fare altro), nel terrore del commissariamento perché soprattutto i LeD non vogliono mollare il bastone del comando decidendo per larga parte nomine e operazioni varie anche spregiudicate (sopratutto a livello di urbanistica).

Stirati, a differenza del presidente del consiglio Giuseppe Conte, non ha bisogno di fare shopping nelle file dell’opposizione, anche se altri vorrebbero come il pressing in corso da mesi di Giovanni Manca e Giorgia Vergari del Gruppo Misto che puntano a tirare dentro Marco Cardile del Pd dopo averlo lasciato un anno fa per candidarsi con i LeD (lasciati pure quelli).

Resta comunque difficile per il sindaco gestire le fibrillazioni continue. Le cose si sono complicate con le scelte sui due rimpasti di giunta fatti a distanza di 48 giorni l’uno dall’altro (un record). Ci sono state reazioni clamorose, come le dimissioni di Giordano Mancini e Tonino Fagiani oltre alla presa di distanza di Manca e Vergari Gruppo Misto che sono passati all’appoggio esterno e proveranno a incassare qualcosa volta per volta. Il quadro è completato dalla costituzione del quinto gruppo consiliare di maggioranza, i Democratici per Gubbio composto da Riccardo Biancarelli, Alessandro Brunetti e Rita Cecchetti (poi fuori dal gruppo per la nomina in giunta), transfughi dei LeD (oltre che ex Pd) transitati nel Gruppo Misto per 6 mesi.

Stirati ha avuto la possibilità di prendere una strada alternativa per il rimpasto, cioè operare un cambio naturale nella sua squadra: togliere un assessore e affidare le sue deleghe a un altro, magari con un altro cambio soltanto sulla delega al personale che una componente (Scelgo Gubbio) voleva gestita diversamente (Gabriele Damiani dei Socialisti Civici Popolari non l’avrebbe mai voluta e ha fatto i salti di gioia nel lasciarla).

Nella classifica di gradimento della giunta, non è un mistero, dagli stessi settori della maggioranza evidenziano come l’ultimo posto sia occupato da Simona Minelli (LeD), ritenuta l’anello debole al di là della difesa d’ufficio del sindaco che ha ritenuto di doverla blindare andando a toccare le altre situazioni maggiormente funzionanti con tutto quel che ne è seguito. E’ opinione diffusa che sarebbe bastato riassegnare i servizi sociali a Rita Cecchetti, specializzata nel settore e già attivamente impegnata nel precedente mandato con riconosciuti meriti.

Non viene nascosto, anche da settori della maggioranza, l’indice di qualità degli assessori che i due rimpasti hanno visto paurosamente scendere di livello per la perdita di Mancini e Fiorucci tenendo invece quelli maggiormente in difficoltà come Simona Minelli (su tutti), Valerio Piergentili per la complessità dei lavori pubblici (Manca e la Vergari ne avevano chiesto inizialmente la testa, poi si è vociferato di accordi per qualche intervento a Torre dei Calzolari feudo elettorale dei due consiglieri del Gruppo Misto) e Giovanna Uccellani (appesantita a dicembre dal personale, tenuto appena 48 giorni, per poi ritrovarsi a sorpresa la cultura).

Il sindaco ricorda spesso di non aver mai usato il Manuale Cencelli per assegnare i posti e le deleghe in giunta. Ma Stirati per primo sa che nella Prima Repubblica quel “manuale” sapevano usarlo benissimo mentre nel caso dei due rimpasti eugubini si fatica a capire la logica. Ed è questo che sconta il sindaco viste le reazioni a catena che curiosamente vengono dalla sua stessa maggioranza visto che la minoranza è sostanzialmente inesistente. Nelle file dell’opposizione si vede il Movimento 5 Stelle che parla sempre e solo di rifiuti, senza ovviamente dare soluzioni serie e vere (non i palliativi) per risolvere il problema, trovandosi in piena sintonia nella caccia alle streghe con l’ex sindaco Orfeo Goracci. Il centrodestra si accontenta di farsi accogliere qualche emendamento in qua e là, mentre il Pd aspetta solo di tornare nella stanza dei bottoni rientrando dalla finestra dopo essere stato lasciato fuori dalla porta dagli elettori, un po’ com’è successo a Roma.