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Un anno fa la scomparsa del professor Bruno Cenni. Scoperto uno studio su San Giorgio per il Papa. La figlia Patrizia scrive a Bergoglio

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Il professor Bruno Cenni con la sua famiglia

L’11 luglio 2020 la scomparsa a 74 anni, del professor Bruno Cenni. E la memoria emerge in studi e documenti lasciati come patrimonio ai familiari e alla comunità eugubina che ha sempre visto nell’insegnante, storico e studioso un riferimento di straordinaria qualità personale e intellettuale. La figlia Patrizia ha trovato nel suo pc un documento davvero speciale, ovvero uno studio particolareggiato di San Giorgio con un excursus destinato e dedicato a Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, con un richiamo alla Festa dei Ceri e al senso di appartenenza del professore al Cero di San Giorgio.

Per questo Patrizia Cenni, nell’anniversario della scomparsa, ha deciso di far pervenire al pontefice una lettera e il documento corredato da immagini che costituisce forse l’ultimo lavoro dell’amato professore. “Al Santo Padre dedico queste mie riflessioni – scrive Bruno Cenni – per ricordare che porta impresso nel suo nome quello del Santo e martire cristiano Giorgio. Chiedo con profonda venerazione la sua riabilitazione, in quanto sia nella mia città di Gubbio che in tantissimi luoghi italiani, europei e medio orientali è presente il culto fortemente sentito a San Giorgio. Nel 1969 avvenne da parte della Chiesa Cattolica il declassamento del Santo, nel messale di Paolo VI il culto di San Giorgio è stato declassato a memoria facoltativa della liturgia cattolica, ma in realtà venerato in tutto il mondo, senza perdere e affievolire il suo culto e la venerazione, fortemente sentita e rispettata dalle popolazioni locali in Italia dal periodo Bizantino a quello altomedievale e quello medievale delle crociate e dei cavalieri Templari che vollero liberare il santo sepolcro dall’ invasione musulmana”. Questo il passaggio iniziale dell’articolato studio di Bruno Cenni.

“Ho trovato questo lavoro nel suo computer – scrive Patrizia nella lettera a Bergoglio – e ho pensato di fare cosa gradita a babbo e mamma nel finirlo e portare avanti il suo progetto per il suo primo anniversario di morte e come se potessi farlo rivivere almeno per un giorno. Nella sua vita ha potuto dedicarsi a tutte le sue passioni grazie a mia madre Luisa che ha portato avanti la famiglia sacrificandosi sempre per il bene del mio babbo e per le sue figlie”. Viene ricordato nella lettera il forte impegno del professore tra la professione di insegnante e sue passioni, dalla natura alla speleologia, dalla collezione di fossili allo studio di documenti d’archivio, fino all’impegno di archeologo con diverse campagne di scavi in Italia e all’estero.

“Ma soprattutto amante della sua bellissima Gubbio di cui aveva conoscenza pietra per pietra e a cui a dedicato diversi libri. La sua brutta malattia – sottolinea Patrizia riferendosi allAlzheimer che l’aveva colpito -, dopo una caduta nell’ultimo anno della sua vita, gli aveva tolto il dono più prezioso per lui: la parola, quella dote che riusciva a mettere in contatto tutto il sapere e i suoi studi con le altre persone”. Nel ricordare anche le difficoltà e le amarezze, la figlia Patrizia fa sapere al Papa come un alunno dei tempi lontani gli ha riservato un addio speciale: “Spero che ora tu abbia una cattedra e un archivio in Paradiso per continuare a fare al meglio ciò che hai sempre saputo fare”.