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Barbetti, la presidenza da Antonella al fratello Giovanni. La dinastia guarda al futuro tra cemento e buoni sentimenti

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La dinastia Barbetti sa cos’è la continuità migliore, così il passaggio della presidenza da Antonella al fratello Giovanni, dal 27 giugno scorso, non poteva che essere nel segno dell’impronta familiare senza tempo. “Ho terminato questo incarico – confessa – con la serenità nel cuore. Lascio un’azienda solida dal punto di vista patrimoniale ed economico-finanziario e adeguatamente strutturata per affrontare gli sfidanti impegni futuri. Sono stati anni difficili e straordinari, complicati e istruttivi al tempo stesso, una parte dei quali vissuti in trincea”. Le cementerie Aldo Barbetti Spa ci tengono al marchio di fabbrica che sta soprattutto nelle radici, che mettono questa famiglia sempre ben oltre l’industria. Da quando nel 1956 ha preso corpo l’iniziativa imprenditoriale dei cinque fratelli Pietro, Ardicino, Fabio, Dante e Angelo Barbetti, con l’atto sottoscritto il 15 marzo davanti al notaio Franco Filippo Marchetti, si è capito che Gubbio stava svoltando e trovava la risposta forte al drammatico fenomeno dell’emigrazione e alla povertà che aveva preso il sopravvento. Questo fatica oggi a capire la classe politica eugubina che si perde nelle discussioni ideologiche e arraffa-popolo senza guardare all’impatto economico-sociale-occupazionale che il cemento rappresenta in un territorio che ha bisogno di lavoro e ricchezza.

CERTI RICORDI. “Ero in un bar a prendere il caffè con alcuni conoscenti – racconta Antonella Barbetti, ora nel buon ritiro di famiglia con il marito Ubaldo, i figli Cristiano e Agnese, i nipotini Guendalina, Gabriel e Chiara – e una di loro mi ha voluto ricordare quando suo padre lavorava in miniera all’estero e tornò a Gubbio sapendo che si stava costruendo la cementeria a Semonte. Chiese di essere assunto e ha potuto formare una bella famiglia. Ogni domenica prima di pranzo si faceva il segno della croce ringraziando il Signore e rivolgendo un pensiero riconoscente anche alla famiglia Barbetti per il lavoro che gli permetteva di stare a Gubbio e di mantenere i suoi figli. Questa signora all’epoca era una bambina e sbuffava per la consuetudine domenicale che l’annoiava, ma crescendo aveva capito il senso delle parole del padre e ci teneva a dirmelo”.

IL PERCORSO. Antonella Barbetti è entrata in azienda nel 1978 e l’ha guidata dal 1994 (subito dopo la scomparsa del padre Angelo) da presidente autorevole, prima donna nel ruolo più alto di un’industria del cemento. Un quotidiano umbro dell’epoca titolò: “Una lady sul trono dei Barbetti”. Fino a sottolineare come rappresentasse la “grinta e orgoglio di famiglia”. C’è stata in tutti questi anni l’imprenditrice, la presidente e la donna di famiglia che ha saputo unire la competenza – in una dimensione complicatissima perché a pressoché esclusivo appannaggio degli uomini – allo spessore umano. Ha saputo dialogare e all’occorrenza battagliare, vivendo la sua città in modo pieno e convinta che un’industria di qualunque natura non dovesse mai sopraffarla. Per questo gli aneddoti sono il patrimonio autentico che consegna volentieri alla storia, al di là dei cambiamenti epocali che la famiglia Barbetti ha attraversato, già da quando una quarantina di anni prima del 1956 il capostipite Aldo, padre dei cinque fratelli decisivi per la nascita dello stabilimento di Semonte, aveva dato vita (insieme ai soci Belardi e Colonni) alla società Marna, da autentico pioniere a Gubbio dell’industria cementiera. Pietro, il maggiore dei figli, ventenne alla scomparsa di Aldo nel 1932 per un incidente stradale con la moto, seppe prendere per mano i fratelli e si è poi rivelato determinante per lo sviluppo dell’azienda. Un segno di famiglia si era già visto con la nascita della lavanderia Fratelli Barbetti, tra le prime in Umbria, il resto è venuto. Le cementerie come le conosciamo oggi sono figlie della crescita e della trasformazione, delle strategie e delle scelte che nella sede di corso Garibaldi si compiono ascoltando le risorse umane, pronte a dare il proprio contributo perché non sono numeri e non si limitano a timbrare un cartellino marcatempo. Il direttore generale Bartolo Mignosa è un riferimento preziosissimo, che la presidente Antonella non ha mai mancato di elogiare in pubblico e in privato, così come nella schiera di figli e nipoti ci sono figure professionali cresciute in famiglia e di provata capacità come Rocco Girlanda.

IL LATO UMANO. Quello umano è il lato dei Barbetti che affianca sempre, fino a superarlo, quello imprenditoriale. Certi risultati si godono meglio se sai di essere ben voluto nella città dove vivi, se quando passeggi le persone si fermano amabilmente a conversare e in ogni dove riconoscono gli sforzi che fai per la comunità. Questo è il vero marchio di fabbrica che inorgoglisce Antonella Barbetti, felice di far tesoro delle testimonianze più belle. “Ero al compleanno di un’amica – ricorda – e mi si avvicina una signora presentandosi. Mi confida che suo padre faceva il contadino ed è stato assunto in cementeria come operaio fornaciaio. Una volta andato in pensione prendeva spesso una seggiolina e si metteva vicino all’ingresso dello stabilimento per contare i camion che uscivano, poi tutto soddisfatto tornava a casa annotando il numero sul calendario per comunicarlo contento alla moglie e a noi figli”. Delle cementerie si è sentito dire per lunghi anni… entrano i sassi, escono i soldi. Antonella Barbetti e tutta la sua famiglia hanno sempre pensato che esca molto di più.