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L’ultimo saluto a Giampietro Rampini. La figlia Giulia: “Testimonianze da tutto il mondo”

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Il funerale di Giampietro Rampini

Una folla numerosa e commossa nella chiesa di San Francesco ha dato l’estremo saluto a Giampietro Rampini, scomparso lunedì sera (3 aprile) all’ospedale di Branca dove ha combattuto contro la malattia. Ha officiato il rito funebre il vescovo Luciano Paolucci Bedini, con la presenza del sindaco Filippo Mario Stirati e di tantissimi amici e rappresentanti delle associazioni, con in testa la Famiglia dei Santantoniari e il Quartiere di San Pietro.

La figlia Giulia ha consegnato ai social un ricordo del padre Giampietro: “Ai nostri amici in tutto il mondo, a chi questi giorni non è potuto essere presente fisicamente, a chi si è unito al nostro dolore, a chi ci ha dimostrato amore e non abbiamo potuto abbracciare, va il nostro grande ringraziamento. Siamo tutti vicini, sempre.Condivido per voi queste righe che ho scritto stamattina col cuore pieno d’amore per mio padre. Abbiamo condiviso in questi ultimi giorni, tante parole d’amore e di ricordo per Giampietro. Per il babbo, ‘l babo anzi, come del resto io so la Giulia la fia de Giampietro Rampini.Parole solenni, altre più familiari e non è facile per me ora dire qualcosa che non sia già stato detto o che non sia già scolpito nei nostri cuori.Del resto anche il Babbo di parole ne ha dette tantissime nell’arco della sua vita, è stata una sofferenza enorme per me vedere che negli ultimi tempi la malattia stava aggredendo questa sua significativa qualità.Parole giuste, sempre azzeccate e se non erano azzeccate in quel preciso momento lo sarebbero diventate poco dopo. Ieri raccontavo a dei miei amici che c’è stato un momento della mia vita in cui facevo difficoltà a rivolgermi a lui per un consiglio, quando arrivavo con una domanda non tornavo mai con una risposta, ma con altre 10 domande in testa, più confusa che mai. Ma non erano 10 domande, erano 10 spunti di riflessione, 10 stimoli, perché da bravo allenatore, doveva sempre riuscire a farti andare oltre ai tuoi limiti.“Ti devi chiedere il perché delle cose”, mi diceva, anzi mi bombardava a. E allora io da qualche giorno mi sono chiesta tanti “perché”. Qual è, il filo conduttore di tutte le sue opere, cosa c’è dentro a tutto ciò che ha compiuto, è stato e continua ad essere.L’arte, l’artigianato, lo sport, la cultura, i viaggi, l’amore per le tradizioni. La ceramica, la pietra, il legno, l’oro e il rubino.La fotografia, la musica.La moto, l’amore per gli animali e frutti della terra.Il vino, il visner, la festa, l’allegria.San Francesco, Sant’Ubaldo, Sant’Antonio, la Fede.Il fare del bene, l’altruismo, il servizio, il sostegno.La parola, il conforto.Padre, marito, figlio, amico, spalla.La risposta che mi sono data è l’anima.Giampietro ha sempre cercato in ogni modo possibile di dar forma all’anima. Il principio vitale, la parte immateriale della creatura. Nel suo fare, nel suo parlare, nella sua Fede ha cercato sempre di dare e di donare a noi una forma all’anima. Quanta ricerca dietro ad ogni sua opera, mai banale, niente è uscito dalle sue mani o dalla sua bocca senza un significato ben preciso e ponderato. La sua Anima ora ha raggiunto la forma più perfetta, cercata e desiderata da sempre.Se conosco poco poco il babbo, troverà sempre un forma nuova per comunicarci la sua anima, non credo che ci lascerà in pace così facilmente. L’amore che ci ha lasciato intorno opererà e parlerà per lui, in una nuova forma che noi sicuramente riconosceremo e comprenderemo.Io, per esempio, l’ho trovato nelle parole che mi diceva ogni volta che avevamo in mano un’opera a lustro. “Va di là, i lustri si guardano al buio, solo così si vedono bene i riflessi”. E allora babbo, in questo buio tu sei solo Luce e ti trovo nell’Amore che si sta riflettendo su tutti noi. Almeno per oggi questa è la nuova forma che hai dato all’Anima, poi domani vedemo che altro te inventi”.